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Pensione: il costo del ritardo

Ho analizzato nel precedente articolo (Cosa è successo alla tua pensione) la storia del nostro sistema previdenziale, come funziona e come mai oggi abbiamo pensioni più basse rispetto al passato. Adesso passerò ad analizzare le possibili soluzioni per dominare e non subire il proprio futuro previdenziale.

Il primo punto che deve essere assolutamente chiaro è che ormai non si può più ignorare il problema della pensione. Va conosciuto lo stato di salute del proprio fondo di categoria possibilmente fin da subito, quando si entra nel mondo del lavoro, poi si deve progettare il proprio percorso integrativo previdenziale ed infine, si deve costantemente monitorare e se del caso intervenire per correzioni o modifiche. Tutto ciò chiaramente sarebbe da fare con un esperto consulente finanziario visto che da questa progettazione e dal seguente monitoraggio dipenderà la costanza dei vostri flussi finanziari e quindi il vostro tenore di vita.

Il secondo punto che deve essere compreso appieno quando si parla di pensione, è il costo del ritardo. Anni addietro, quando muovevo i primi passi nel mondo della consulenza finanziaria, approcciando vari clienti potenziali (principalmente professionisti), emergeva una maggiore sensibilità sul tema della previdenza integrativa fra i più vicini alla pensione, quando francamente, era decisamente tardi per pensare di modificare le cose. Fortunatamente quei clienti avevano dalla loro parte un sistema pensionistico ancora molto generoso anche con i distratti o disinteressati, oggi sappiamo tutti che non è più così ma spesso privilegiamo il pensiero: “ok lo so, devo fare qualcosa ma più avanti inizio”. Ecco, questo “poi lo faccio” può costare davvero molto caro. Per far comprendere appieno questo concetto ritengo sia meglio farlo con degli esempi, prenderò così in esame 4 casi:

1° Caso: 30 enne con uno stipendio di 2.000 euro e ritiro dall’attività lavorativa a 67 anni, capacità di risparmio di 300 euro al mese (15% del proprio reddito). Profilo di rischio adeguato al lungo periodo, rendimento medio annuo stimato del 5%, con questi dati il capitale finale sarebbe di € 390.000. Considerando un tasso di sostituzione del 40%, ciò implicherebbe a fronte di uno stipendio di 2.000 una pensione di € 1.200, pensate come cambierebbe il suo tenore di vita. Volendo essere ancora più precisi e considerando una inflazione al 2% medio annuo, il nostro 30enne di oggi si ritroverebbe al 66° anno con € 4.161 ed al 67° appena pensionato, con € 1.665! Nel nostro esempio, il 30enne è stato virtuoso ed ha accumulato 390.000 euro che adesso utilizzerà per integrare la sua pensione. Prelevando mensilmente da quanto accantonato, 1.500 euro che aggiungerà ai 1.665 euro della pensione arriverà ogni mese a € 3.165 mantenendo così il 76% della sua ultima retribuzione da lavoratore, non subirà quindi un grave impatto e la sua vita continuerà serena. Questo è un esempio di retirement plan (cioè di una pianificazione del ritiro dal lavoro) e di quanto vi sia utile un consulente finanziario.

2° Caso: 35 enne con uno stipendio sempre di 2.000 euro e ritiro dall’attività lavorativa sempre a 67 anni, con identica capacità di risparmio, 300 euro al mese (15% del proprio reddito). Profilo di rischio adeguato al lungo periodo e rendimento medio annuo stimato sempre del 5%, il capitale finale in questo caso però sarebbe di € 289.000, circa 100.000 euro in meno a causa dei 5 anni di ritardo. Il cliente in oggetto quindi pur risparmiando lo stesso importo mensile paga a caro prezzo il ritardo con cui inizia il suo piano previdenziale, accumula un capitale finale più basso che renderà complesso il mantenimento del suo tenore di vita. Analizziamo adesso i numeri: Immaginando sempre un 40% di tasso di sostituzione, i suoi 2.000 euro attuali con una inflazione del 2% annuo diventerebbero al suo 66° anno € 3.760, il suo primo reddito da pensionato sarebbe invece di soli € 1.508. Il nostro 35 enne è stato anch’egli virtuoso ma ha cumulato un montante inferiore e quindi potrà decumulare di meno mensilmente, così potrà aggiungere alla sua pensione 1.000 euro al mese (non più 1.500 come nel precedente esempio) arrivando così ad un reddito complessivo di € 2.508, il 67% della sua ultima retribuzione da lavoratore. 5 anni di ritardo implicano quindi una perdita sui propri flussi reddituali mensili di un ulteriore 10%! Credo che questi due esempi evidenzino bene quanto sia importante non differire il momento in cui pensare ad un progetto pensionistico al fine di mantenere il proprio tenore di vita.

3° Caso: 50 enne dirigente, con uno stipendio molto più alto, 6.000 euro, ritiro dall’attività lavorativa sempre a 67 anni, capacità di risparmio di 900 euro al mese (15% del proprio reddito). Profilo di rischio adeguato al lungo periodo e rendimento medio atteso sempre del 5%, come nei precedenti esempi. Il capitale finale sarebbe di € 295.000 quindi nonostante un importante accantonamento di 900€ al mese a fronte dei 300€ dei primi due casi, il capitale è sempre 100.000 euro in meno rispetto al primo, quello che ha iniziato prima di tutti; Anche questo esempio quindi evidenzia il costo del ritardo. In termini di pensione, al 66° anno considerando una inflazione del 2% annuo, questo lavoratore avrebbe un ultimo reddito di 8.401 euro ed al 67° riceverebbe un primo reddito da pensionato di € 3.361 (davvero dura per uno abituato a 8.400 euro al mese), integrando il proprio reddito con 1.150 euro al mese (quanto può decumulare mensilmente in base a quanto accantonato) arriverebbe ad una entrata mensile complessiva di € 4.511 cioè il 54% dell’ultimo reddito da lavoro. In estrema sintesi per il 50 enne con un buon reddito sarebbe davvero molto complesso riuscire a preservare la caduta del proprio tenore di vita in quanto le sue entrate mensili sarebbero dimezzate. Anche raddoppiando l’accantonamento mensile (1.800 euro in luogo di 900 euro) al massimo potrà arrivare a coprire il 66% (5.500 euro degli 8.400) del suo reddito da lavoratore. Insomma ritardare vorrebbe dire con alta probabilità, ancora una volta, perdere il proprio potere d’acquisto.

La vita è fatta di scelte e magari le immagini degli esempi appena fatti (da auto di lusso ad utilitaria) sono rappresentazioni eccessive della riduzione del potere d’acquisto che subirà chi non programmerà e monitorerà correttamente nel tempo il proprio progetto previdenziale ma indubbiamente non attenzionare il problema della pensione implicherà un impoverimento.

Adesso farò un 4° ed ultimo esempio, stavolta molto virtuoso, di come si può gestire attivamente il tema pensione programmandola, scegliendo liberamente il giorno del ritiro dal lavoro, anche prima del 67° anno di vita, un evento quindi scelto e non più subito, che costituisce un esempio concreto di retirement plan (piano di ritiro dalla attività lavorativa).

4° Caso: 35 enne, con un patrimonio finanziario di 250.000 euro ed un reddito mensile di 5.000 euro, con un’alta propensione al risparmio (30% del proprio reddito). Investendo al solito tasso di rendimento medio annuo stimato del 5%, il cliente potrebbe serenamente progettare un ritiro dall’attività lavorativa anticipato rispetto alla pensione di vecchiaia, ad esempio al 60° anno, il suo ultimo reddito da lavoratore a 59 anni sarebbe, considerando sempre l’inflazione al 2%, di 8.200 euro ed il primo dopo il ritiro dall’attività lavorativa, ad esempio di 5.500 a questo poi si sommerebbe dal 67° anno in poi una pensione di vecchiaia di €2.400 per un totale dal 67° in poi di € 7.900 di entrate complessive mensili, pari al 97% del proprio reddito da lavoratore.

Il cliente del 4° esempio, con una efficiente pianificazione finanziaria potrà serenamente mantenere il suo stile di vita.

Da questi esempio abbiamo compreso due elementi importanti:

  • il costo del ritardo, prima si inizia meglio è.
  • il ritiro dell’attività lavorativa, è sì molto più complesso di un tempo ma comunque può essere ben gestito senza subire drmmatiche variazioni nel proprio stile di vita.

Sono consapevole del fatto che questi esempi possano non risultare di facile comprensione e inoltre che la storia di ogni lavoratore è profondamente più complessa di un semplice esempio, resto quindi a disposizione per approfondimenti in privato, sono Sergio Badalà, consulente finanziario con sede a Catania.

 

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