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L’immobile: il miglior investimento?

L’Italia è terra di poeti ed artisti, questo lo si sa, meno, molto meno, è terra di fini conoscitori di economia e finanza (vedi l’articolo da me scritto sul tema, di cui posto il link: https://www.linkedin.com/pulse/un-problema-tutto-italiano-la-cultura-finanziaria-sergio-badal%C3%A0/). 

Nonostante gli incontrovertibili dati però, diversi italiani, sono convintissimi delle loro “ricette di benessere finanziario”, a tal punto che in questi 18 anni di attività come consulente, spesso, li ho sentiti: depositari di verità assolute, vogliosi di lanciarsi in ardite analisi di macroeconomia, o addirittura, passando al lato operativo, li ho visti mettersi spericolatamente alla prova nella gestione “fai da te” del proprio denaro; I più pavidi, semplicemente affidarsi ai sinceri consigli dell’amico “esperto” di turno. Tutto insomma, tranne che affidarsi ad un professionista, come sarebbe nella logica delle cose.

Detto ciò, questo avviene per fortuna in alcuni casi, ed in queste occasioni, a queste persone, dico sempre che la colpa principale è dei professionisti precedentemente conosciuti, che evidentemente non hanno per nulla dato un valore aggiunto al cliente, ed egli, alla fine, giustamente sfiduciato, cerca altre strade. In ultimo parlando con altri professionisti di altri settori, ho appreso che questa simpatica, del tutto italica abitudine, esiste in moltissimi altri casi, mal comune mezzo gaudio…

Tornando al punto, fra le adorate “ricette di benessere finanziario” degli italiani, alla posizione numero 1, per distacco, ritroviamo l’immobile, perché si sa:

“ il prezzo dell’immobile sale sempre”

CLIENTE MEDIO ITALIANO

Sul tema ho dedicato: studi, presentazioni, riflessioni condivise, paragoni con investimenti ventennali in BTP, ma niente, l’immobile vince sempre!

Ora, a meno di aver comprato un bell’appartamento di qualche lussuoso grattacielo di Milano, dopo anni di cali e con le valutazioni del proprio prezioso investimento in netto ribasso, a Catania e dintorni, alcuni, abbassano lo sguardo quando ne riparliamo, ma il primo amore si sa, non si scorda mai, così, appena se ne ha l’opportunità si cerca sempre il colpaccio in acquisto.

Bosco Verticale Milano

Io però, testardo e indomito più che mai, rilancio ancora una volta la sfida all’imbattibile italico mito di tante “ricette perfette” e riporto questi pochi dati che seguono, invitando il lettore alla riflessione ed alla più asettica interpretazione degli stessi. Buona lettura.

Analisi di scenario:

  •   Il 73% degli italiani possiede un immobile (fonte Eurostat) contro una media europea del 66%, in Germania addirittura 52%.
  •   I tassi sono ai minimi storici (scenario favorevole ai mutui) eppure le case non si vendono.
  •   Gli immobili sono gravati da tasse di possesso e sono beni facilmente aggredibili dallo stato
  •   1,35 è il tasso di natalità italiana (in pratica a 2 italiani ne succederà 1,35), la popolazione quindi si riduce parecchio ed il 73% ha già una casa…
  •   A Catania, città in cui vivo, molti giovani (il 70% addirittura) già alla fine del liceo, scelgono università al nord o fuori dall’Italia, difficilmente quindi torneranno in Sicilia a comprare case.
  •   A Catania le principali vie sono piene di immobili anni ’70 in cemento armato (hanno quindi già 50 anni di vita)
  •    Le case in cemento armato, non si sa esattamente quanto possano durare, alcuni parlano di 100 anni di vita media, altri addirittura meno ma le variabili sono davvero tantissime da analizzare, diciamo che variano caso per caso. Comunque sia se ai 100 del tutto teorici togliessimo i 50 già vissuti…a voi le conclusioni sulla rivedibilità futura.
  •   Catania è sotto un vulcano ed i terremoti sono poco amici delle case degli anni 70…

Questo lo scenario, arriviamo ora alle conclusioni:

  1. Chi oggi possiede un immobile (spesso degli anni 70) lo venderà in futuro, a un italiano che, ne possiederà già almeno uno ricevuto in eredità . Il tutto in un contesto di mutui, a tassi sicuramente più alti di oggi.
  2. Il compratore, dal canto suo sempre più esigente, data la tanta scelta futura ed il progresso tecnologico, desidererà ardentemente indebitarsi per un immobile con già 50-60 anni sulle spalle ed incerte prospettive di vita residua?
  3. Sorvolerà serenamente, questo appassionato compratore futuro, sul fatto che il suo immobile è sotto un vulcano attivo e che le case anni ’70 non sono antisismiche?
  4. Ed in ultimo, questo acquirente, con che occhio guarderà alle dubbie qualità architettoniche degli immobili realizzati dai “palazzinari” negli anni 70?

Insomma, l’analisi sulla futura rivendibilità del prezioso gioiello, appare oggettivamente e drammaticamente impietosa, lasciando davvero pochissimi margini ai dubbi sulla futura svalutazione del nostrano mattone.

Andiamo un pò oltre però in questa analisi e guardiamo un pò indietro. Si indietro, perchè l’italiano mantiene vivo un ricordo di miracolose ricchezze, create principalmente grazie al settore immobiliare, ma fu davvero così? La risposta proviene dalla autorevole rivista The Economist, nella quale si afferma che:

il rendimento degli immobili in Italia, negli ultimi 20 anni al netto della inflazione , è stato del + 12,5% (linea gialla), cioè la miseria dello +0,6% annuo! 

The Economist

Negli ultimi 10 invece la performance delle case italiane è di oltre-15% ciò vuol dire che un immobile del valore nel 2010 di 300.000 euro oggi ne varrà 255.000 di euro, cioè 45.000 euro in meno!

Il mio invito è, a tutti quelli che dopo questa analisi, hanno qualche dubbio sulla validità dell’immobile come primo asset della propria famiglia, oppure invece, a tutti quelli che non concordano minimamente con la mia analisi, a contattarmi. Potremo approfondire insieme con piacere l’argomento di persona, sviscerandolo più approfonditamente.

Link al calcolatore:

https://infographics.economist.com/2017/HPI/index.html?fbclid=IwAR1axGfUuEOu1a3_ep6AiZEYzZIcAiuyMgqfyMwmkxigq9VwUjzHGqeZ2Xc

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